Autismo, genitori salernitani denunciano discriminazioni nell’assistenza

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«Qui è impossibile ottenere la copertura dei costi per chi si avvale del metodo Aba, altrove no». E’ una delle denunce dell’Associazione “Autismo chi si ferma è perduto” composta da genitori di bambini autistici nel salernitano. Nel corso di un incontro presso la scuola Posidonia a Salerno sono stati evidenziati i problemi ed i disagi di numerose famiglie alle prese con l’entrata a pieno regime del metodo ABA ad oggi unico trattamento efficace in grado di migliorare la qualità di vita dei bimbi con disturbo dello spettro dell’autismo.

Il metodo Aba per risultare efficace richiede una sinergia di lavoro tra le attività svolte a casa, a scuola e nel sociale, con l’ausilio di figure esperte quali un analista comportamentale, un tecnico del comportamento e docenti adeguatamente formati nella scuola.

Per Vittorio Naddeo promotore del gruppo Autismo chi si ferma è perduto ed in prima linea per rivendicare i diritti di famiglie e bambini con disturbo al quotidiano La Città dice:  “A Salerno c’è soltanto un caso di una bambina a cui è stata riconosciuta questa possibilità di copertura, dopo battaglie in tribunale.

Situazione diversa a Benevento, dove l’Asl riesce a coprire i casi del territorio, così come testimoniato da Claudia Nicchiniello , presidente regionale dell’Associazione nazionale genitori soggetti autistici. Dopo che l’Aba è stato previsto dalla legge di stabilità della Regione Campania del 2016, in sintonia con le linee guida nazionali, esistono, in teoria, i presupposti perché si possa procedere con la richiesta di una erogazione completa dei servizi inerenti il metodo.

Da qui, l’indignazione e la rabbia dei genitori che sostengono di trovarsi di fronte «all’incapacità organizzativa da parte delle istituzioni di mettere a punto un sistema che preveda copertura economica e al tempo stesso una sinergia di azione tra Asl, Comuni e scuole.

«Siamo esasperati – conclude Naddeo – e non sappiamo più a chi appellarci. L’Asl, laddove impossibilitata a fornire il servizio, dovrebbe ammettere la propria inadempienza ed offrire la gestione indiretta, coprendo almeno le spese, così come sta accadendo a Benevento. È vero che si tratterebbe solo di una soluzione di emergenza intanto che non si mettano a punto le azioni mirate. Purtroppo c’è lentezza d’azione ma anche di comprensione del problema.

Qualcosa non sta funzionando. Non si interviene sulle inefficienze dei centri accreditati, né sull’assenza di sinergia tra Enti. Tutto questo, anche ostacolando la proposta di legge. A questo punto ci chiediamo quali siano gli interessi da tutelare e soprattutto temiamo che questi interessi siano talmente forti da scavalcare spregevolmente il diritto di un possibile futuro migliore per i nostri bambini».

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