In venti picchiano 5 poliziotti per far fuggire pusher a Catania

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Erano almeno venti i ragazzi che hanno aggredito cinque poliziotti intervenuti nel rione di San Cristoforo a Catania e che stavano arrestando un giovane spacciatore di droga.

I poliziotti avevano fermato Francesco Samuel Grillo, 18 anni, bloccato dagli agenti per la sua attività illecita di pusher. I poliziotti, però, sono stati accerchiati da un gruppo di “amici” del giovane pusher, che hanno dapprima iniziato ad inverire contro gli agenti e poi sono passati ai fatti, picchiando selvaggiamente 5 poliziotti e danneggiando le pattuglie.

Intanto altri agenti si erano già messi sulle tracce del giovane pusher, fermato di nuovo e subito arrestato.

Era stata una segnalazione anonima a far intervenire la polizia in piazza Caduti del Mare. Al telefono una voce raccontava della presenza di un’attività di spaccio da parte di un ragazzo dettagliatamente descritto.

E la polizia, infatti, non ha avuto difficoltà ad individuarlo. La reazione del giovane è stata abbastanza scomposta. E subito sono intervenuti altri ragazzi a dargli man forte e permettergli la (breve) fuga. Il giovane pusher è scappato, ma gli agenti sono riusciti a raggiungerlo e bloccarlo. Anche alcuni degli aggressori sono stati identificati e denunciati alla procura.

Gli agenti hanno dovuto fare ricorso a cure mediche in ospedale. Sono in corso ulteriori indagini per arrivare a identificare e assicurare alla giustizia tutti coloro che hanno preso parte al grave episodio.

“Solidarietà ai cinque colleghi delle volanti di Catania che, la scorsa notte, nel quartiere San Cristoforo, sono stati vittime di un vile gioco al massacro da parte di 20 persone che hanno bloccato e malmenato i colleghi, per facilitare la fuga di un pusher diciottenne – dice Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato autonomo di Polizia –

Il giovane pusher è stato arrestato, mentre chi ha dato il via all’aggressione si è allontanato a bordo di un’auto. I colleghi hanno avuto prognosi che vanno dai 2 ai 21 giorni, con varie contusioni agli arti, alla testa e alla spalla. A loro va la nostra solidarietà e vicinanza.

Ci auguriamo che queste persone che volevano impedire ai miei colleghi di compiere il loro dovere siano individuate quanto prima e punite in maniera esemplare. Se questi fatti accadono e perché i delinquenti hanno la percezione che non ne dovranno rispondere. Nell’immobilizzare un collega per poi prenderlo a calci e pugni, c’è dell’indole criminale. E i criminali si sa dove devono stare”.

fonte Il Giornale.it (articolo di Giorgia Vaiana)

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