Le statue lignee della Basilicata (di Vincenzo Capuano)

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È spesso una storia di Madonne quella di molti paesi della Basilicata. Terra quieta, che sui cocuzzoli dei monti custodisce nella memoria, segreti, incantesimi, fatture… storie di miseria e di dura fatica.

Di contadini che prima dell’alba dai paesi scendevano a valle per un tozzo di pane e all’imbrunire risalivano alle loro case esausti.

Tradizioni che legano a doppio filo la gente a riti religiosi ancestrali rappresentati spesso da statue lignee di Madonne di pregevole qualità artistica.

Mi viene in mente la statua della “Madonna del Piano” a Calvello del XIV secolo o la romanica “Madonna col Bambino in trono” da Banzi; e ancora la “Madonna col Bambino in trono” detta Santa Maria Infelice da Rapolla e la maestosa “Madonna di Loreto” e la dolcissima “Madonna col Bambino” di Giovanni Marigliano, entrambe da Tito. Poi c’è la Madonna nera. Trovata al confine di tre comuni sulla cima di un monte che oggi porta il suo nome è la regina della Lucania, tra tutte è la più venerata.

Durante le lunghe processioni che dal paese si snocciolano al monte (maggio) e dal monte alla chiesa madre (settembre), da secoli genti dell’intera Lucania e di molti territori delle regioni limitrofe partecipano con infinita devozione. Il suo culto è così forte in tutta la regione, che nelle chiese di numerose località della Basilicata sono tutt’oggi custodite riproduzioni di cartapesta della Madonna di Viggiano.

Durante i festeggiamenti si respira un’atmosfera di profondo contrasto tra la fede in una potenza divina, lontana dalla vita terrena, e la concezione magica nella quale il divino è ridotto a proporzioni umane e si mischia nella vita di ogni giorno. In queste terre il mediatore è la Madonna, non Cristo, che diventa collante tra il sacro e il profano.

Oggi sono diretto a Sant’Arcangelo a visitare una tra le più antiche madonne lignee della Basilcata, la Madonna di S. Maria d’Orsoleo. Lasciata l’autostrada Salerno Reggio Calabria inseguo la via che conduce in Val d’Agri. Lungo la strada statale 276 noto i casolari che furono le stazioni dell’antica ferrovia a scartamento ridotto, che collegava Atena Lucana a Marsico Nuovo.

Giunto in Val d’Agri proseguo lungo la fondovalle che sfiora uno dopo l’altro piccoli agglomerati. Mentre lascio sulla mia sinistra Villa d’Agri, che affido al ricordo indelebile della mia infanzia, scorgo uno dopo l’altro i paesi accoccolati sui monti: Marsico Vetere, Viggiano, Montemurro, Sarconi, Spinoso poi costeggio il bacino d’acqua creato dalla diga del Pertusillo sul fiume Agri e continuo fino a Sant’Arcangelo.

Quando intravedo la collina su cui sorge il convento, arresto l’auto e continuo a piedi, per poter passeggiare. Da quando sono noti i vantaggi in termini di promozione della salute, lascio sempre l’auto distante dal luogo da raggiungere. Respiro profondamente, osservo sulla destra la Torre Molfese del XVII secolo e con la mente vado alle ultime pubblicazioni sull’utilità dell’attività fisica.

Mi hanno particolarmente interessato le nuove linee guida dell’American Cancer Society. Affermano, in sintonia con numerose altre linee guida, che si dovrebbe puntare a 2,5 – 5 ore alla settimana di attività moderata o 1,25 – 2,5 ore alla settimana di attività vigorosa. Tra l’attività moderata va benissimo anche passeggiare a passo svelto.

L’attività fisica praticata in modo costante non è associata solo alla riduzione delle malattie croniche come quelle cardiovascolari e il diabete, ma anche a un rischio minore di tumori. Un recente studio ha evidenziato una significativa riduzione di incidenza in sette dei 15 tipi di cancro valutati: il cancro del colon, dei carcinomi mammario, endometriale, renale, del mieloma, del cancro al fegato e del linfoma non-Hodgkin.

Camminando raggiungo il convento ed entro nella chiesetta. Ne rimango subito affascinato… un gioiellino. Un magnifico altare, stucchi discreti alla pareti, un soffitto ligneo policromo a scomparti e sull’abside una cupola completamente affrescata. Il capolavoro è però la statua lignea della Madonna con bambino del secolo XIII, forse la più antica della Basilicata con vestiti di cartapesta. C’è una ragazza a guardia della chiesa, che gentilmente mi spiega ogni cosa.

Vorrei visitare il museo, ma la custode non c’è anche se è orario di visita e quando sollecitata arriva chiude la pratica dicendo che l’interruttore delle luci non funziona. Che tristezza, e dire che prima di partire da Salerno avevo comunicato la visita.

Vado a riprendere l’auto poi faccio un giro per le strette vie di Sant’Arcangelo dove nella chiesa Madre visito un’altra pregevole Madonna lignea del XIV secolo e quindi attraverso un paesaggio brullo, con spettacolari calanchi mi dirigo al Ristorante “La Villetta” a Roccanova. Mangio in maniera eccellente sorseggiando il “Grottino” locale, colloquiando con i simpatici e accoglienti proprietari: Pasquale, la moglie Angela e i figli Vincenzo e Mario. Finito di pranzare, sempre a piedi, mi dirigo a visitare il paesino.

di Vincenzo Capuano

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