Un capodanno anomalo (di Tony Ardito)

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Fu Giulio Cesare a stabilire che l’anno iniziasse il 1° gennaio anziché il primo giorno di marzo, come voleva il calendario di Numa – in vigore sino ad allora – e a stabilire la ricorrenza secondo cui in quel giorno i Romani organizzavano pranzi con amici, scambiandosi in dono un vaso bianco con mele, datteri e fichi, accompagnati da strenne (ramoscelli d’alloro) quale augurio di fortuna e felicità.

Un capodanno anomalo quello appena festeggiato dagli italiani: zona rossa, lockdown, coprifuoco, piazze vuote, chiusura di bar e ristoranti, ma anche limiti agli ospiti nelle case private. Da una indagine di Coldiretti/Ixe’ emergono dati curiosi e interessanti.

Più di un italiano su cinque (22%) è andato a dormire prima della mezzanotte, senza preoccuparsi dei tradizionali botti; mentre il 60% ha aspettato almeno il rintocco delle lancette e un 18% non ha rinunciato, invece, a restare alzato fino a tarda notte.

Secondo la organizzazione degli agricoltori, le limitazioni hanno spinto tanti di noi ad andare prima a letto forse anche per la voglia di lasciarsi alle spalle, al più presto, un 2020 ricco soprattutto di rinunce, preoccupazioni e fatti dolorosi.

Con il riposo anticipato, in molti hanno rinunciato anche al tradizionale brindisi di mezzanotte con il risultato che in questo scorcio gli italiani han fatto saltare appena 63 milioni di tappi di spumante nelle feste di fine anno, il minimo del decennio per effetto di un taglio del 15% rispetto a 12 mesi fa.

Tra i riti scaramantici si riscopre il tradizionale consumo di lenticchie chiamate a portar fortuna sul 78% delle tavole di fine anno, spesso accompagnate dal cotechino o zampone presenti sul 66% delle stesse. Ma anche la frutta Made in Italy è stata protagonista di nostri cenoni, con tanti italiani che hanno puntato sulla benaugurante uva, presente in sei tavole su dieci (61%).

Le statistiche e i numeri, benché sovente freddi e talvolta spietati, raccontano molto più di ciò che mostrano. In questi lunghi mesi hanno, peraltro, messo in luce i nostri non pochi sacrifici, d’ogni genere. Sarebbe ora che il tempo restituisca a tutti e ciascuno il maltolto e ci risarcisca in termini di buona sorte. Il nostro dovere è e resta, comunque, quello di agevolargli il compito.

Tony Ardito

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