Vaccini Covid, ipotesi terza dose: cosa sappiamo finora

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Mentre in tutto il mondo risalgono i contagi da coronavirus, spinti dal diffondersi della variante Delta, si fanno sempre più insistenti i dibattiti sull’opportunità o meno di procedere con la somministrazione di terze dosi di vaccino nelle campagne vaccinali contro l’infezione. Ecco cosa sappiamo finora

Nessuna conferma o smentita sull’opportunità di somministrare terze dosi di vaccino anti Covid da parte dell’Ema – Agenzia Europea per i Medicinali. “Al momento”, ha fatto sapere l’agenzia, “è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora dati sufficienti dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dei sieri. L’Ema esaminerà rapidamente questi dati non appena saranno disponibili”

Sulla stessa linea di prudenza anche Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute: “È giusto valutare con attenzione le eventuali necessità legate alla terza dose. In questo momento c’è una discussione in atto e non ci sono certezze: bisogna studiare la tempistica”. Rezza apre all’ipotesi della possibilità di “considerare una rivaccinazione entro l’anno per persone più fragili e grandi anziani”

Rimane prudente anche Silvio Brusaferro, portavoce del Comitato Tecnico Scientifico e presidente dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. In un’intervista a La Stampa, Brusaferro ha detto che “man mano che procediamo otteniamo nuovi dati, soprattutto sulla persistenza della copertura immunitaria. In ogni caso l’obiettivo è fare in modo che l’immunità persista, particolarmente per le categorie più a rischio come i sanitari e le persone fragili”

Anche Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio Superiore della Sanità, non si sbilancia sul punto. “Ad oggi non abbiamo evidenza di quanto duri la risposta immunitaria alla vaccinazione contro il Sars-Cov-2. Di qui l’incertezza rispetto alla somministrazione di una terza dose”, ha detto durante l’evento “Life Sciences Pharma&Biotech”

Per Locatelli è però importante prepararsi a ogni evenienza, “per far sì che non si verifichino più le condizioni che abbiamo visto nella primavera 2020. “Farsi trovare pronti – ha aggiunto Locatelli – significa rendere disponibili nel Paese anche eventuali dosi che potrebbero servire per la terza somministrazione. L’Italia si è assicurata per il 2022-23 qualcosa come 100 milioni di dosi di vaccino a mRna e questo la dice lunga sulla capacità di poter gestire la necessità di una terza dose o anche di eventuali richiami annuali”

Anche il Commissario straordinario all’emergenza Covid Francesco Figliuolo si è espresso a riguardo. “Siamo attrezzati per la terza dose, ma credo che sia più un richiamo. Non si sa ancora della reale necessità, ma noi siamo attrezzati”, ha dichiarato negli scorsi giorni in un’intervista

Guardando fuori dall’Italia, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) punta il dito contro i Paesi ricchi che già pensano all’iniezione di una terza dose di vaccino anti-Covid. Questa necessità, secondo Ghebreyesus, “è tutt’altro che scientificamente provata, mentre gran parte del mondo è ancora in attesa del suo primo vaccino”

“Se la solidarietà non funziona, c’è solo una parola per spiegare il prolungarsi dell’agonia di questo mondo ancora in ostaggio del virus: avidità“, ha detto Ghebreyesus a margine di una conferenza stampa dell’Oms a Ginevra, parlando di “iniquità e irregolarità” nelle consegne dei vaccini nel mondo

Il direttore dell’Oms e i suoi vice hanno criticato a lungo i Paesi e le aziende che pensano a contratti per le terze dosi, come il gruppo farmaceutico Pfizer/BioNTech, tra i primi ad aver raccomandato una terza dose del suo vaccino per renderlo più efficace a fronte del dilagare della variante Delta

La scorsa settimana Pfizer ha affermato di essere in possesso di dati che mostrano che l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo. Sarebbe quindi necessario un ulteriore richiamo tra sei mesi e un anno dopo le prime due somministrazioni

Prudente è la posizione di Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per la ricerca sulle malattie infettive degli Stati Uniti. In un’intervista alla Cnn, il consigliere sanitario della Casa Bianca ha detto: “In base ai dati disponibili al momento Fda (Food and Drugs Administration) e Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) non pensano che sia necessaria una terza dose” di vaccino anti Covid-19

Fauci non ha però chiuso del tutto alla possibilità di una terza dose, dicendo che in futuro “potremmo aver bisogno di un ‘booster’ per tutti o per alcuni gruppi selezionati, come gli anziani o le persone con patologie preesistenti”. Il 24 luglio però è emerso che l’orientamento sempre più concreto dei vertici sanitari dell’amministrazione Biden è quello di autorizzare una terza dose di vaccino per le persone sopra i 65 anni o con il sistema immunitario compromesso

Intanto, in Israele, alla luce di un nuovo aumento dei contagi, il Ministero della Sanità ha dato istruzione alle casse mutue di somministrare una terza dose di vaccino Pfizer ai cittadini immunodepressi. L’obiettivo è di impedire così che siano contagiati e che sviluppino forme gravi della malattia.

Il Ministero israeliano ha precisato che il provvedimento riguarda chi abbia avuto trapianti di cuore, polmoni, fegato, midollo osseo o reni. La terza dose può essere somministrata inoltre a chi sia stato o sia ancora sottoposto a cure oncologiche di vario genere. Il periodo ottimale per la vaccinazione con la terza dose – secondo il Ministero – è di otto settimane dopo la seconda

1 Commento

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  • Auguri a tutti i babbeoti museruolati sottomessi e lobotomizzati nonché odiatori waccinati!
    Terza, quarta, quinta, retromarcia…….

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