La diplomazia a due livelli (di Cosimo Risi)

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La diplomazia si muove su livelli multipli. C’è il livello del silenzio, ha funzionato con il caso Piperno. C’è il livello dell’urlo pubblico,  funziona meno.

Alessandra Piperno è catturata in Iran mentre gira filmati per il suo “travel blog”. E’ una novella Bruce Chatwin, invece di scrivere sul taccuino Moleskine, adopera la memoria del tablet. Girellare in Iran non è impresa scontata, il paese è intriso di autoritarismo religioso, la giovane finisce nel carcere di sicurezza, a volte bendata e comunque mai maltrattata.

Viene rilasciata dopo una quarantina di giorni, grazie all’azione discreta e combinata dei Servizi e della Farnesina. Si ignorano i termini del riscatto, è giusto così. Il silenzio funziona quando è totale.

La diplomazia urlata oppone le “Nazioni” cugine. Italia e Francia non sono alla prima sciarada e, si teme, neanche all’ultima. Sciarada s’intitola il film anni sessanta di Stanley Donen con Cary Grant e Audrey Hepburn. All’epoca del Governo Conte 1, la Francia  richiamò il proprio Ambasciatore a Roma, perché il nostro Vice Presidente del Consiglio era andato a fraternizzare con i gilet gialli, gli avversari di piazza del Presidente Macron.

Il Presidente Mattarella ci mise la classica pezza profittando dell’anniversario di Leonardo, il genio dei geni conteso da noi per essere nato a Vinci e da loro per essere morto a Amboise.

Con la Francia ci risiamo. Il suo Ministro dell’Interno giudica il nostro comportamento poco professionale se non disumano per avere trattenuto a bordo i migranti della nave Ocean Viking,  finché la Francia l’ha accolta a Tolone. La risposta dell’omologo italiano è di pari nettezza. La Francia giudica della solidarietà altrui, a casa non tiene un comportamento corretto, accoglie soltanto una minuscola frazione di immigrati da ricollocare. Sulla stessa linea Cipro, Grecia e Malta, gli stati membri UE obbligati dalla geografia alla prima accoglienza.

In seno all’Unione europea circola sotto traccia la diffidenza verso il Governo di destra: un’anomalia nel panorama generale, i partiti al potere si richiamano, a Strasburgo, alla cosiddetta coalizione Ursula, il variegato assembramento che votò Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. La nostra Destra non la votò.

Il nazional-sovranismo è messo “sur la sellette”, per dirla alla francese: è sotto esame. Ora chi giudica e chi è giudicato, è difficile stabilire nel gioco diplomatico, le parti mutano di continuo. La Francia si erge a custode delle libertà democratiche e distribuisce le pagelle. La nostra reca un voto negativo. Non seguono Germania e Lussemburgo: per rabbonire le parti.

La politica interna si mescola alla politica estera e genera il cortocircuito. Macron è forte del secondo mandato presidenziale e debole in Parlamento, i numeri gli sono avversi. Con questo gesto si mostra patriottico alla destra e umanitario alla sinistra. Gli equilibri europei ne risentono. A Bruxelles si discute del Patto di stabilità e crescita, del tetto al prezzo del gas, del rinnovo in chiave energetica del Recovery Fund. La convergenza fra Parigi e Roma servirebbe a smuovere le acque.

Si può fare spallucce e continuare come se nulla fosse. Si può porre riparo, ad esempio moderando il tono delle dichiarazioni per evitare la “surenchère”, la sovreccitazione non porta da nessuna parte. In un mondo perfetto, le dichiarazioni in materia internazionale andrebbero riservate al Capo di Stato o di Governo ed al Ministro degli Esteri. La moda del Tweet è contagiosa, tutti esternano su tutto.

Si perdono di vista i punti sostanziali. Non esiste una via nazionale alla politica migratoria. Il fenomeno è talmente fuori controllo che sarebbe velleitario pensare di affrontarlo con i mezzi di bordo delle singole “Nazioni”. Il fenomeno meriterebbe alcune risposte: chi, e in che modo, finanzia i viaggi della speranza; chi li indirizza verso i paesi costieri del Mediterraneo o attraverso le rotte balcaniche; chi trae vantaggio politico dallo sconquasso sociale d’Europa.

Risposte e rimedi richiedono riflessione e tempi fatalmente lunghi. Nell’immediato non lasciamo che altri morti funestino l’Europa, bastino quelli periti nel conflitto alle nostre porte. Dobbiamo ritrovare la via della solidarietà e non abbarbicarci al concetto di Nazione. Il nazionalismo contemporaneo non differisce granché da quello, funesto, del XX secolo.

di Cosimo Risi

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