Meteo: 2023, si teme il ritorno dell’anno “senza estate”

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L’anno senza Estate non sarebbe una novità, è veramente esistito! Cerchiamo di spiegarvi cosa significa “anno senza estate” facendo un breve excursus temporale.
Conosciuto anche come l’anno della povertà, fu il 1816, anno durante il quale gravi anomalie al clima estivo distrussero i raccolti nell’Europa settentrionale, negli stati americani del nord-est e nel Canada orientale.
Oggi si ritiene che quelle aberrazioni climatiche furono causate dall’eruzione vulcanica di Tambora, nell’isola di Sumbawa dell’attuale Indonesia, avvenuta dal 5 al 15 Aprile 1815, eruzione che immise grandi quantità di cenere vulcanica negli strati superiori dell’atmosfera. Come è comune a seguito di grandi eruzioni vulcaniche, la temperatura globale si abbassò, poiché la luce solare faticava ad attraversare l’atmosfera.
A questo si sovrapposero altri due importanti fenomeni in quel periodo: il minimo di Dalton, durante il quale si ritiene che il Sole abbia emanato meno energia e la cosiddetta piccola era glaciale (ancora in corso all’epoca), ovvero una fase di raffreddamento generale del Pianeta che, dal Medioevo, si protrasse fino al 1850.

Niente paura non ci sono eruzioni vulcaniche in atto, il sole funziona ancora bene e non siamo ovviamente in un’era glaciale!
Ma attenzione: piove quasi tutti i giorni e fa pure fresco! Ma cosa sta succedendo a livello emisferico? E soprattutto: ci saranno conseguenze anche sulla prossima Estate? Per capire cosa aspettarci dobbiamo, come di consueto, analizzare le mappe stagionali che ci offrono una visione di insieme su precipitazioni e temperature attese per i prossimi mesi.
Inoltre, dobbiamo allargare il nostro sguardo all’intero sistema climatico globale, concentrandoci in particolare sul quello che succederà in pieno Oceano Pacifico.
Su questa zona si alternano due eventi importanti: la Niña e El Niño: si tratta di fenomeni su larga scala, osservati sulla superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, centrale e orientale e capaci di influenzare le condizioni meteo-climatiche globali, rispettivamente riscaldamento anomalo e raffreddamento anomalo.
I nomi di questi due fenomeni, apparentemente un po’ buffi, in realtà sono facilmente spiegabili perché El Niño significa “il bambino” in spagnolo, infatti l’anomalia termica raggiunge in genere il suo apice verso il periodo del Santo Natale, ovvero proprio quello della Nascita del Bambin Gesù. La voce è in spagnolo perché tocca regioni a lingua ispanica dopo la colonizzazione colombiana. La Niña non è altro che l’opposto di El Niño.
Si tratta, dunque, rispettivamente di un raffreddamento e di un riscaldamento della superficie oceanica. Durante un episodio di Niña le acque risultano di 1/3°C più fredde, mentre nelle fasi di Niño sono di 1/3°C più calde e, di conseguenza, anche le temperature medie a livello globale tendono ad aumentare

Intanto, quello che sappiamo è che la NOAA, l’agenzia Statunitense che si occupa di dinamiche oceaniche ed atmosferiche, ha appena annunciato che le acqua superficiali dell’Oceano Pacifico si stanno scaldando oltre le aspettative, dando il via proprio al fenomeno conosciuto come El Niño che quest’anno dovrebbe essere eccezionale.
Sebbene El Niño in generale comporti un aumento termico globale, per il momento l’Estate mediterranea zoppica e non poco, in completo contrasto con il trend di surriscaldamento climatico evidenziato da tempo.
Nelle prossime settimane vedremo se la configurazione cambierà o meno.

Fonte Il Meteo

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