“L’aiuola che ci fa tanto feroci” . Dante, profeta della fiducia (di G. Fauceglia)

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Il Cardinale Gianfranco Ravasi in un’intervista sul “Corriere delle Sera” ha sottolineato come Dante abbia vissuto in un periodo pieno di dolore, paura e sconforto, simile a quello che oggi ci attanaglia al tempo del Covid, riuscendo a dimostrare come la grande poesia e la fede possano far rinascere la speranza.

Papa Francesco ha dedicato a Dante la lettera Apostolica Candor Lucis Aeternae, riferendosi al candore della eterna luce, che il poeta evocò nel Convivio. La letteratura biblica e religiosa indica nella data prossima all’equinozio di primavera il giorno dell’Annunciazione e della morte di Gesù, ed è pure in questa data, ovvero il 25 marzo, che inizia il  viaggio del Sommo Poeta.

Le riflessioni che ho potuto leggere in questi giorni, tra gli altri aspetti, hanno inteso evidenziare come dal realismo del sottosuolo dell’Inferno sino al sublime cielo del Paradiso, il cammino intrapreso  sia stato quello della speranza.

Del resto, anche Paolo VI, ebbe a dedicare a Dante la lettera Apostolica Altissimi Cantus, per riaffermare non solo l’universalità del suo pensiero, ma pure la dissonanza e la severità contro il potere temporale delle istituzioni ecclesiastiche (nella terza bolgia dei simoniaci nell’Inferno abbondano i papi).

Queste poche e scarne nozioni, che traggo dalla lettura dei bei volumi di Alessandro Barbero e di Piero Trellini, tra i tanti in libreria in occasione dei 700 anni dalla morte del Poeta, offrono un’ occasione per qualche scarna riflessione sul presente. Ed allora, più che soffermarmi su Dante come profeta della speranza, vorrei valorizzare la sua figura anche come profeta della fiducia.

E’ la fiducia, nelle sue diverse manifestazioni umani, sociali e finanche politiche, a tenere unita l’umanità; ed è sempre  la fiducia che dovrebbe essere valorizzata come moderna virtù teologale, in uno alla speranza, alla fede e alla carità. Non è forse la fiducia che poniamo, come credenti, nel messaggio salvifico a farsi intraveder le stelle ?

Non è forse la fiducia che poniamo negli altri consociati a creare il fondamento della comunità sociale e della stessa coesione politica ? Non è forse la fiducia ad ispirare quella “parresia” che Papa Francesco indica come segno di libertà interiore e di conversione ?

Quando parlo di fiducia intendo riferirmi ad un “valore” finalisticamente universale, e per questo teologico nella sua stessa essenza.

La fiducia è la medicina che può guarire quel morbo invisibile che ha aggredito la nostra anima sociale, prima che il nostro corpo. Il virus ha progressivamente eroso la nostra fiducia nelle capacità dello Stato e delle altre istituzioni, ha iniettato il senso dello smarrimento e del disordine che ha sfilacciato, con il tempo di quest’ultimo anno, la stessa coesione sociale; ha finanche giustificato una teorica dell’individuo come monade assoluta, fondata sulla paura del contagio e del rapporto con gli altri esseri umani, aumentando il tasso di egoismo che caratterizza questa società del “puro consumo”, che interessa i sentimenti prima ancora che lo scambio di merci e di beni.

Proprio oggi abbiamo la necessità, se non l’urgenza, di valorizzare il messaggio di fiducia che possiamo trarre nella Poesia di Dante, ma questo deve passare per la consapevolezza di una fiducia in noi stessi, come individui, capaci di recuperare l’entusiasmo della partecipazione alla vita sociale, superando il prisma di ghiaccio di una democrazia della rete che si presenta come l’esatto contrario della vera democrazia partecipativa.

Dobbiamo essere spinti dalla fiducia per riconquistare le piazze, i luoghi di incontro, i teatri, i cinema, le librerie dove possiamo confrontarci per recuperare quel rapporto che costituisce il pactum fiduciae del vivere sociale.

Giuseppe Fauceglia   

6 Commenti

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  • Condivido pienamente, senza questo rapporto di fiducia sociale, non andremo da nessuna parte!!

  • 12.000 anni di evoluzione ci hanno insegnato solo una cosa…che siamo e rimaniamo comunque animali che per necessità dobbiamo affidarci al “capobranco” che ci protegge, ci guida, ci punisce quando sbagliamo e che ci sfrutta mangiando per primo ma che ci lascia gli avanzi, sperando che questo “capobranco di turno” capisca istintivamente, che se il branco vive sano e forte, anche lui ne trae beneficio. Il virus ha evidenziato questo (se qualcuno aveva dubbi in precedenza), altro che vuote parole tipo fiducia, resilienza, sofferenza etc. etc., parole vuote che vanno al passo con la moda dei tempi, nel 2011 avevamo sobrietà, pazienza, etc.etc.. parole..parole..parole…come la “FIDUCIA” di cui Lei parla.
    In definitiva, oggi non abbiamo capi branchi forti ed istintivamente consapevoli delle responsabilità sul branco, ne abbiamo troppi ed inetti, deboli che puntualmente giorno per giorno vengono sostituiti dal più forte di turno.
    Delirio? No.. basta conoscere un po’ Darwin per capire oggi quello che lui ha ipotizzato più di un secolo e mezzo fa.Siamo destinati a soccombere, oggi si chiama covid domani con un nome diverso, alla fine perderemo e sviliremo fino all’estinzione perchè non impariamo dai ns errori e ci trinceriamo su concetti e parole vuote

  • bhe forse il 55 ha ragione, se avessimo fermato l’economia mondiale per sei mesi, avendo le risorse per sfamare l’intera umanità oggi avremmo salvato milioni di esseri umani, ovviamente bisognava prendere tutto da chi ha già tanto, i raccolti mondiali di mais e generi alimentari dalla ns terra vengono alla luce ogni sei mesi, avremmo potutto tranquillamente eliminare il Virus..ovviamente e’ utopia lo so, ma cio non toglie che il genere umano non e’ capace di difendere i propri simili dopo millenni di voluzione…certo forse e’ cosi’

  • La FIDUCIA che lei auspica, Professore, è utopica, poichè confidare negli altri porta essenzialmente a farsi del male. Penso che a monte della scarsa fiducia verso il prossimo, ci sia l’abbandono nella società di principi etici, di valori come onore, rispettabilità, serietà, merito, impegno, fedeltà e tanti altri ormai messi in soffitta. Adesso l’unico fine della vita umana sembra essere il raggiungimento del proprio benessere, conseguendolo anche utilizzando metodi macchiavellici . Di contro, chiunque nel nostro Paese è un cittadino rispettoso delle leggi dello Stato e dei diritti altrui, diventa praticamente vittima delle prepotenze e dei privilegi altrui, incluso lo Stato, che gli rendono la vita invivibile. Fidarsi dello Stato, e perchè poi, quando lo Stato si dimostra attraverso i suoi atti molto più di manica larga con chi con i suoi crimini e omissioni lo osteggia, mentre con chi lo rispetta, a volte chiede due volte ciò che gli ha già dato. E perchè fidarsi degli altri, quando hai costantemente la addosso la sensazione di essere una preda accerchiata da lupi famelici che aspettano un tuo passo falso per carpirti ciò che faticosamente costruisci col tuo impegno, dai mille questuanti che ti chiedono l’obolo per finanziare nobili cause, dai trabocchetti insiti in clausole occulte nei contratti che firmi, dall’ uso di internet per il tuo lavoro, pronto a carpirti informazioni riservate e rivenderle e tentare l’accesso ai tuoi conti bancari.

  • L’ analisi del Prof. Fauceglia, pur essendo precisa e condita di dotte citazioni, è limitata sul piano culturale e sul piano storico.
    Prima analisi DIO NON HA RELIGIONI questo è stato il guaio per millenni caratterizzati dalla utopia che un credo potesse essere superiore ad un altro. Con la conseguenza che a pagarne le spese erano le minoranze religiose, gli ebrei, prima di tutto. Senza contare le carneficine durante le crociate. Eppure nonostante ciò, papa Giovanni XXIII, ebbe l’intuizione, invitando i capi delle altre chiese, a capire, nel concilio vaticano secondo, che o tutte le religioni si uniscono per il raggiungimento della pace, della solidarietà tra le genti, per combattere la fame del mondo, o è tempo perso. Oggi, poichè il Covid, ci tocca sentiamo la necessità di un nuovo modo di legarci insieme. Domanda ed in tutti quest’anni, per i bambini che motivano di fame, per la gente che muore in un ospedale senza aasistenza, per lo sfruttamento del lavoro minorile cosa abbiamo fatto? NULLA. Toppo comodo riscoprire adesso certi valori troppo facile e troppo ipocrita. E il concetto di sentirsi superiore agli altri di credere nelle differenze sociali ed addirittura invocare distinzioni razziali, che ci porta ad essere egoisti. Quando la pandemia sarà finita ritorneremo al punto di partenza senza speranza. Ultimo aspetto in una popolazione che abitava al sud del Cile, ho visto un bel film documentario su SKY, una donna che aveva vissuta in questa sparuta minoranza circa 40 anni 50 anni fa. In una intervista ha detto : NELLA MIA LINGUA DI ORIGINE NON ESISTE LA PAROLA DIO PERCHE’ NON CONOSCEVAMO LA CATTIVERIA, L INGORDIGIA, LA CUPIDIGIA … NO COMMENT

  • Sono d’accordo: occorre recuperare la fiducia in noi stessi e negli altri.
    Ma, solo la fiducia non basta se non è accompagnata dalla consapevolezza, dalla autenticità e dalla libertà.
    Dobbiamo essere consapevoli che non si può dare fiducia a chi, in piena pandemia, ha creato una crisi di governo, con il conseguente ritardo sulle vaccinazioni.
    Dobbiamo essere autentici per non fingerci più capaci, più bravi, più intelligenti di quello che siamo. Per non danneggiare noi stessi e sopratutto gli altri, che avevano riposto fiducia in noi.
    Bisogna essere liberi per poter ricevere fiducia.
    Non si può dare certo fiducia ad una chiesa, in quanto istituzione, ormai macchiatasi di troppi scandali che, grazie alla rete, non possono essere più censurati, nascosti o ignorati.
    Bisogna avere fiducia nella rete e nei giovani

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