Morte sul lavoro, la rabbia di Vicinanza (Cisal) sull’incidente di Eboli

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“La morte di Vito Ciancio ha dei precisi mandanti: i sindacalisti che dimenticano di svolgere il proprio compito non tutelando i lavoratori e gli imprenditori che, oltre gli accordi di facciata che non vengono rispettati, trasgrediscono ogni più elementare norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Così Gigi Vicinanza, sindacalista della Cisal provinciale, commenta l’ennesima tragedia sul lavoro nel Salernitano, con un operaio 62enne di Bellizzi che ha perso la vita stamattina all’alba in un’azienda di Eboli. “Dalla morte di Salvatore Sirica, il 2 maggio scorso, sono passati 27 giorni.

Ventisette giorni in cui ho sentito bellissime parole da parte dei miei colleghi e tra i vertici delle organizzazioni datoriali. Ma in pratica non è cambiato assolutamente nulla. Non c’è stato un confronto tra imprenditori, aziende e sindacati dopo la prima morte bianca di questo mese, avvenuta peraltro a ridosso della festa dei lavoratori.

Vengo additato per visionario quando continuo a chiedere un piano di intenti per evitare che il sangue sgorghi ancora tra i macchinari delle aziende del territorio. Invece no. Ci piace spendere migliaia di euro per la formazione, a volte fittizia, ma non vogliamo veramente difendere la vita dei lavoratori”.

Poi l’appello al capo della Procura della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo. “Ho apprezzato la sua sensibilità in certi frangenti e chiedo di aprire un’inchiesta rigorosa, che porti in tempi brevi a chiudere il cerchio sulle responsabilità dell’incidente di oggi e quello del 2 maggio scorso”, ha concluso Vicinanza.

“Chi ha ucciso Vito Ciancio e Salvatore Sirica, entrambi figli di Bellizzi? Sicuramente non i loro colleghi di lavoro, che hanno provato a strapparli alla morte fino all’ultimo. Ad averli ammazzati sono i colletti bianchi che si riempiono la bocca di belle parole, ma poi ammazzano il lavoro nel Salernitano”.

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