Ma siamo davvero indipendenti? (di Giuseppe Fauceglia)

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Giovedì sera ho avuto l’avventura di ascoltare nel programma di “LA7” condotto da Lilli Gruber, Franco Bernabè, non uno qualsiasi, ma Senior Economist presso il Dipartimento di Economia e Statistica dell’OCSE di Parigi, docente ad Harvard, dal 1992 al 1998 amministratore delegato dell’ENI.

Orbene, Bernabè ha detto ciò che qualcuno di noi già pensava, ovvero che la politica energetica italiana (aggiungo, accompagnata dagli infondati attacchi giudiziari all’ENI) è stata costantemente indirizzata o, almeno, significativamente influenzata dalla Russia.

In sostanza, Bernabè ha ritenuto  che la scelta di privilegiare la rilevantissima fornitura di gas dalla Russia è il risultato di scelte errate, fors’ anche influenzate, mi è parso di capire in un passaggio, dai servizi segreti o, almeno, da una consolidata e risalente nel tempo (ad iniziare dai rapporti con la Fiat) collaborazione con le strutture politiche prima dell’Unione Sovietica ed ora delle Repubbliche Russe.

Questo spiegherebbe, forse, l’ostinata opposizione condotta, sulla scorta di davvero risibili argomenti di neo-ambientalismo, dai 5Stelle e da frange della sinistra contro la costruzione del Trans Adriatic Pipeline (la c.d. TAP), che porta in Italia il gas dall’Asia e che, se avesse sfruttato interamente le proprie capacità e strutture, avrebbe sicuramente ridotto la dipendenza dell’Italia dal gas russo.

Bernabè, con grande lucidità espositiva, ha pure detto che l’unica scelta perseguibile resta quella, di lungo periodo, di rafforzare la produzione dell’ energia rinnovabile, piuttosto che il ricorso al nucleare: insomma, sono state compiutamente tracciate le linee di uno sviluppo green, senza ideologia e senza i contrasti (che definirei, “pelosi”) frapposti, ancora una volta, da alcune forze politiche.

Il quadro delineato sembrerebbe essere, a mio modesto parere, parzialmente confermato dai profondi, e ancora non chiari, rapporti tra alcune forze politiche italiane (tra le quali non solo La Lega di Salvini) e il governo e gli oligarchi russi, e che varrebbe a spiegare anche la posizione attuale di alcuni “politici” (il virgolettato si giustifica dall’assoluta insufficienza di questi soggetti) nei confronti dell’aggressione russa all’Ucraina.

Basti pensare alle singolari interpretazioni del conflitto offerte da Vito Petrocelli, Presidente della Commissione Esteri della Camera, di cui sono note le assidue frequentazioni con Razov, il fedele ambasciatore di Putin in Italia,  e da Manlio Di Stefano, Sottosegretario al Ministero degli Esteri, entrambi appartenenti al Movimento 5Stelle.

Considerato che la dipendenza dalle fonti energetiche russe si è dimostrata essere il miglior finanziamento alla guerra e alla corsa agli armamenti condotta da Putin, resta ancora più evidente la individuazione di chi ha consentito (anche indirettamente) di finanziare l’aggressione in atto.

Ora, la democrazia e i valori dell’Occidente liberale comportano un prezzo, ma questo prezzo resta pur sempre inferiore a quello pagato attualmente dalle inermi popolazioni di uno Stato libero e indipendente. A noi resta ora il compito di scelte sempre più difficili, ma ancor più necessarie, per difendere il valore della “vita umana” e della “democrazia”.

Giuseppe Fauceglia

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