Musicista salernitano presenta a Bruxelles il suo secondo album

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Salernitano pericoloso, ma solo per l’ entusiasmo inarrestabile e l’operosità quasi spiazzante, Angelo Gregorio, classe 1987, presenterà a Bruxelles il prossimo 26 ottobre il suo secondo album, sintesi degli ultimi quattro anni di sforzi,di crescita personale e professionale . “Ceci n’est pas un trio” mette infatti a nudo la complessità della creazione identitaria, che per l’artista si sviluppa a partire dalle ceneri del suo passato.

I sette anni al Conservatorio  di Musica“Giuseppe Martucci” di Salerno  per Angelo si sgretolano il 25 ottobre 2012, quando  scopre che il suo diploma italiano è stato giudicato integralmente non compatibile con i titoli rilasciati in Belgio. Per poter insegnare musica nelle scuole belghe e diventare un vero jazzista Angelo Gregorio deve ripartire da qui, da Bruxelles, città che lo ha stregato nel febbraio 2009, quando iniziava la sua avventura Erasmus nel conservatorio fiammingo.

In sede d’ esame il giovane si fa notare e viene ammesso direttamente al secondo anno. É tra le mura del conservatorio di Bruxelles che gli si rivela l’autentico linguaggio del jazz, in grado di volgersi al futuro per mezzo della tradizione. “Il jazz è quel genere che è nato e si è alimentato grazie al protagonista e all’antagonista storico,è nato dai neri, ma è stato portato dai bianchi al grande pubblico; i bianchi a loro volta,dopo averlo portato al grande pubblico, avevano bisogno dei neri per suonarlo, perché altrimenti non sarebbe stato più jazz” ,spiega il musicista con uno sguardo umile e frizzante.

Il cd vuole dimostrare l’avvenuta acquisizione di un linguaggio moderno, ma impastato con le tradizioni.  11 tracce fotografano i suoi ultimi traguardi, quelli assaporati con l’entusiasmo ardente di chi non ha paura di ricominciare, talvolta quelli raggiunti con sofferenza o quelli meditati con speranza. Tra i pezzi uno in particolare risalta agli occhi e alle orecchie: “Echoes of Naples”.

Vivere all’estero per nove anni significa anche sentir appianare tutte le rivalità che un salernitano DOC come Angelo poteva nutrire per Napoli da bambino. E’ così che nasce un preziosissimo omaggio a Napoli e alla Campania tutta. In un quintetto classico (“Questo non è un trio” suggerisce per l’appunto il titolo dell’album) Angelo ripercorre la tradizione hard bop rimescolando numerosi frammenti di melodie delle più famose canzoni napoletane.

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