Salerno: viaggio sotto il porticato del Crescent, il video

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In tanti hanno assistito alla diretta social della pagina Facebook Solo per chi ama Salerno che ha mostrato l’ingresso del Crescent ed effettuato un ampio giro sotto i portici dell’opera disegnata da Bofil ed in via di ultimazione.

Da quando è stato aperto al pubblico sono stati in tanti tra salernitani e turisti a visitare il Porticato del Crescent.  Sotto il porticato, da cui si accede per via Sandro Pertini, singolare risulta la pavimentazione dove sono rappresentate in ceramica molte delle bellezze paesaggistiche della provincia di Salerno.

(foto Antonio Capuano)

Ecco il video di Solo per chi Ama Salerno

 

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  • Volevo aggiungere, a scanso di equivoci, che sono un commentatore libero, non faccio parte di chiancarelle e comitati vari e non sono contro nessuna delle giunte del sindaco e dell’ex-sindaco

  • Non occorrevano le precedenti precisazioni.
    Ad ogni modo, ogni disquisizione sulle limitazioni di visuale non può essere limitato a fatti contingenti ma esteso anche al passato.
    Ad esempio, basta osservare fotografie d’epoca del lungomare per constatare come i palazzi ivi esistenti, allorché furono edificati tolsero ai già esistenti edifici della Salerno vecchia non solo la vista delle costiere, ma addirittura quella del mare. Eppure erano e sono tutti intervallati.
    Che dire poi della scuola elementare Barra e dello stesso teatro Verdi.
    Non tolsero forse vedute panoramiche ai frequentatori della villa comunale e ai residenti su via Indipendenza e su piazza Luciani?
    Il Crescent. Premesso che ha una altezza imposta per motivi di compatibilità, anche se fosse sorto non come una “diga” ma con configurazione diversificata, avrebbe comunque destato le opposizioni del partito del NO, sia perché ciò conferisce visibilità e sia perché esiste sempre gente incapace di cogliere il significato di innovazione e sviluppo, specie nel settore urbanistico.
    Si ha notizia che ci sia stato addirittura chi si diceva favorevole a mantenere la situazione preesistente, con tutte le brutture che la caratterizzavano.

  • Forse c’è qualcosa che non ti è chiaro: provo a spiegartelo. Il salernitano che adesso ha tra i 5 e i 90 anni, dal Lungomare ha tutto sommato sempre visto lo stesso panorama: di edifici moderni ce ne sono pochissimi e questi non hanno mai disturbato la vista di nessuno, o perché il Lungomare a un certo punto curvava e terminava (altezza ex-Jolly/giostrine) o perché, salvo casi rari, si trattava di piccoli fabbricati. Niente di ciò che c’era prima “incombe” come il Crescent (quanto alle brutture pre-esistenti, esse potevano tranquillamente essere aggiustate).

    Comunque, sì, la prima fila di palazzi tolse la luce alla seconda fila (ex-prima fila), ma siccome molta della robetta architettonica (Comune, Questura…) che si trova nella prima fila fu fatta sotto il Fascismo, sarebbe interessante capire chi possa essersene lamentato e soprattutto come (giornali dell’epoca?) questi lamenti possano eventualmente essere arrivati a noi. Va anche notato che la prima fila non sorse tutta assieme e che alcuni palazzi della seconda sono stati realizzati o rifatti dopo quelli che c’erano nella (nuova) prima.

    Poi, non tutto ciò che di nuovo viene costruito è “innovativo”, sinceramente.

  • Credo ci sia stato qualche disguido nella trasmissione della controreplica al mio ignoto interlocutore (non usa neanche uno pseudonimo!).
    Il salernitano medio degli ultimi 90 anni può anche aver visto verso nord ovest sempre lo stesso panorama. Ma … ad un certo momento ha visto sorgere anche il Jolly Hotel, di estensione inferiore rispetto al Crescent, ma comunque di ostacolo ad una certa visuale verso il tratto iniziale della costiera. E poi ha assistito alla crescita del nuovo porte commerciale, con le sue gru svettanti verso l’alto, i container accatastati sui piazzali, la stessa Stazione Marittima (assolta solo per i suoi pregi architettonici), tutti elementi che ai fini del panorama hanno creato non pochi disturbi. Eppure, questa nuova situazione è stata assorbita dall’immaginario collettivo, così come lo furono i palazzi del lungomare circa un centinaio di anni fa, la cui edificazione non fu certamente vista di buon occhio da chi prima godeva l’affaccio sul mare. Non importa se avesse avuto la possibilità di esprimere il proprio dissenso in forma palese o solo in privato.
    Io ho espresso chiaramente le mie convinzioni e non comprendo il perché di certe posizioni, quando invece si dovrebbe essere grati a chiunque si fosse impegnato per un decente recupero di quell’area così abbandonata a se stessa.
    Temo purtroppo che qualunque altra iniziativa avrebbe trovato i soliti oppositori, direi di professione, sempre pronti ad affermare la loro presenza.

  • La città cambia, vedete le foto della zona a fine ottocento, inizio novecento e cosi via.

    Quanta ipocrisia attorno a questa cosa, il vero problema non e’ il Crescent, il problema e’, per certa gente, chi l’ha voluto.

    Anni ed anni di attacchi strumentali ed ipocriti, ora godetevi il frutto di tutto il rosicare, si erge imponente a ricordare il vostro fallimento.

  • Intanto, l’opposizione in una democrazia è una cosa a mio avviso sana, quindi non vedo perché preoccuparsi del fatto che ne esista una o più d’una: tuttavia, come detto in messaggi precedenti, non faccio parte di queste opposizioni e mi limito ad esprimere un parere del tutto personale, peraltro direi inutile, dato che l’opera è già stata realizzata (e, comunque, il mio parere non avrebbe potuto impedirne la realizzazione, così come non può decretarne l’abbattimento). Dunque, quale è il problema a questo punto? Che -una volta realizzata l’opera- non posso nemmeno dire che il presepe non mi piace? Devo farmelo piacere? Non mi piace: perché la cosa “impensierisce” le persone a cui piace? Non mi ci abituo e non lo sento mio, ma non vedo come questo possa rappresentare un problema.

    Il Jolly hotel, a confronto del Crescent, era un oggetto minuscolo che terminava il Lungomare: arrivati in fondo, l’occhio poteva comunque ancora guardare oltre l’area delle giostrine alla sinistra del Jolly (lato mare), cosa oggi impossibile. Il Jolly in sé, inoltre, era lo spartiacque tra due diverse zone, una “di svago” (come il Lungomare), l’altra industriale, con porto, annessi e connessi (lateralmente vi correvano rotaie sui cui passavano treni carichi di enormi tronchi d’albero). Giova ricordare, che il Jolly “aderiva” perfettamente al finale del Lungomare: come finivano le palme, così cominciava il Jolly. Alla sua sinistra, però, rimaneva ancora tantissimo spazio, che è quello che si è mangiato il Crescent, che impedisce a uno che si trovi all’altezza del porto turistico di vedere oltre il Crescent, qualunque cosa ci sia dopo. E quindi, no, il Jolly in quella posizione non dava fastidio a nessuno perché di fatto, oltre ad essere il limite massimo del lungomare, veniva coperto da rigogliosi palmizi.

    Guarda, non si tratta di essere contro la modernità, tutt’altro.

  • Ti comunico che c’è gente che parla senza appartenere a nessuno schieramento politico e senza essere contro nessuno, né del passato, né del presente. Esprimere la propria opinione non è mai un fallimento e non capisco cosa ci sia da “rosicare”: se il livello di maturità della cittadinanza è ridotto alla tifoseria spicciola è la fine veramente, altro che Crescent.

  • Non so se c’è qualche affinità con l’ex ministro Calenda. Non fa comunque alcuna differenza.
    Ci mancherebbe che non apprezzassi il libero dibattito delle idee e l’espressione di opinioni contrapposte che, al di la delle differenze, apportano sempre nuovi elementi conoscitivi e quindi arricchimenti culturali per chi se ne fa sostenitore. Inoltre, in un simile contesto sarebbe incoerente voler imporre a chicchessia che un’opera dell’uomo debba necessariamente piacere. Ognuno infatti è libero di esprimere al riguardo il proprio parere in base alle proprie convinzioni. Purché ci sia coerenza nei propri atteggiamenti, senza farsi condizionare dal doppipesismo.
    Ricordo anch’io come era il Jolly Hotel e ne ho sottolineato la differenza di mole rispetto al Crescent. Non si può ignorare però che esso si configurava come un anonimo edificio che poteva convivere con i luoghi circostanti solo per la sua insignificanza. La presenza di palme e altri arredi non era sufficiente a nobilitarne l’aspetto. E comunque la prima cosa che si vedeva sporgendosi verso le aree circostanti erano depositi di legname (!!) oppure treni e vagoni in attesa di percorrere il lungomare cittadino (altro scempio!!)
    Certamente spostandosi lateralmente si evitava l’ostacolo. Ciò non toglie che la sua fetta di … oscuramento quell’albergo la dava.
    Sono queste anche le ragioni per cui ne ho fatto menzione, aggiungendo ora, se non c’è niente in contrario, che a me il Jolly non è mai piaciuto e non solo per la sua collocazione fuori luogo.
    in questo ambito, e in genere nei confronti della modernità, i giudizi sono sempre relativi.
    Vedasi il caso Crescent. Quando l’avanzamento della costruzione mostrava solo lo scheletro, fioccavano le proteste sul “mostro” che stava sorgendo. Poi i giudizi cominciarono ad avere toni diversi quando finì l’installazione della pannellatura, dei vetri, degli infissi e di altri arredi. infine, con l’apertura del porticato si è assistito all’arrivo di numerosi visitatori e turisti, convinti di vedere qualcosa comunque meritevole di essere conosciuto.
    Manca ancora il completamento della piazza. Un giudizio definitivo, anche se non di valore assoluto, si potrà dare in funzione del gradimento dei cittadini.
    Anche il nuovo allestimento della spiaggia di Santa Teresa destò molte perplessità. Ora è sempre affollata e sulle gradinate si tengono anche rappresentazioni di vario genere.

  • Calenda nel senso di “Via Calenda”, al ministro non ci pensavo proprio, pur avendo votato più volte in quel senso.

    Il Jolly non era bello, ma si trovava in un’area del Lungomare che non era il centro di niente: rispetto a tutto il resto del Lungomare occupava una zona silenziosissima, tanto che nella rotonda finale ci trovavi rari anziani, intenti a scambiarsi qualche opinione al fresco dei palmizi, magari perché non avevano trovato spazio nella villa comunale (per anni rimase chiusa).

    Non c’era una “fetta di oscuramento”, se non parzialmente: il lungomare (lo fa anche adesso) curvava da sé, ma non perché ci fosse il Jolly (era già lo stesso lungomare a “coprire” ciò che c’era dietro, ed è sempre stato così). Questo cosa provocava? Che i famosi palmizi in lontananza davano l’impressione di infittirsi, e questo lasciava il Jolly parzialmente coperto (inizialmente meno, poi i palmizi crebbero notevolmente). Inoltre, cosa più importante, il Jolly – a guardare sempre dal porto turistico verso la fine del lungomare – appariva ben inserito nel contesto costituito da Comune, Questura, Barra e quant’altro: era un piccolo volume tra volumi non enormi, e non era tanto più brutto di questi ultimi. E non importa assolutamente cosa si vedesse dietro, non infastidiva nessuno: Salerno è una città di mare ed il cittadino ha da sempre un buon rapporto con la presenza di porti.

    Detto ciò, non dubito assolutamente che ci sia qualcuno a cui l’opera piace (anzi, meno male!). Non dubito nemmeno che a un certo punto sarà vissuto, ecc.ecc. Ma per me non è trasparente e, una volta sceso al Lungomare, ho preso l’abitudine di non guardare più in quella direzione (lo stesso motivo per cui, non senza un certo rammarico, non frequento più uno storico locale, rimodernato relativamente di recente).

    L’operazione Santa Teresa è una cosa diversa: si è trattato di rimettere mano a qualcosa che già esisteva e a mio avviso lo si è fatto con un buon progetto, benché legga di vandali, corrosione, manutenzione, telecamere e quant’altro contribuisca alla parziale non riuscita del rifacimento.

  • Potremmo ovviamente continuare a scambiarci le nostre opinioni, liberi comunque di rimanere ognuno sulle sue posizioni, senza alcuna pretesa di volere imporre all’altro di sconfessare se stesso e di convenire, anche senza esserne convinto, con la posizione del suo interlocutore.
    Pur prendendo per buona la descrizione di quando il Jolly faceva da coronamento al tratto terminale del lungomare per la sua posizione defilata, circondata da palmizi, quasi un’oasi di pace, inserita in un contesto a cui non recava alcun disturbo, ecc., ora che l’albergo non c’è più non è possibile constatare e confermare certe affermazioni se non con un pizzico di immaginazione. Peraltro ricordo che all’epoca della sua costruzione non mancarono critiche e anche azioni di protesta per come avveniva quell’insediamento, anch’esso a ridosso di una zona commerciale, con alle spalle cantieri navali, depositi di materiali alla rinfusa, e soprattutto una terra di nessuno malamente frequentata.
    Che poi togliesse poco o molto alla vista del panorama della costiera non è determinante ai fini del ragionamento in corso. Ritengo infatti riduttivo attribuire a questa sola caratteristica un giudizio che deve coinvolgere anche tutte le altre prerogative – positive o negative – che un manufatto può mostrare. Per questo, credo che al Crescent e a tutto quello che lo circonda non si possa negare il merito di un risanamento generale di tutta un’area per tanti anni preclusa alla cittadinanza.
    L’auspicio di tutti sarebbe che nessun altro impedimento (vedi crollo parziale della piazza) si frapponga al completamento dei lavori ivi in corso, accelerando quindi per i cittadini la possibilità di fruire di altri spazi sul mare, oltre alle consuete passeggiate sul lungomare. Il Crescent sarà uno sfondo ideale creato dalla mano di un artista.
    infine, tornando al discorso delle valutazioni relative, ora il Palazzo Guerra, il Palazzo Natella, la Scuola Barra, ecc. sembrano di dimensioni accettabili, ma certamente nel contesto urbano all’epoca delle loro costruzione dovettero apparire eccessive.
    Perché allora non si sono fatte analoghe, ripetute rimostranze per la nuova Cittadella Giudiziaria?

  • Dunque, premesso che non intendevo convincerti di nulla, come avrai certamente capito da te, rispondo ai pochi quesiti che poni.

    Non era un’oasi, o meglio, dipende dalle epoche: quando io ero bambino lo era senza dubbio. Ci fu successivamente un periodo di abbandono, a ridosso del periodo del terremoto del 1980, ma questo periodo riguardò in realtà l’intero centro storico della città, la villa comunale, il teatro Verdi e zone limitrofe, e anche più interne.

    Accanto all’immaginazione, cerca tra le foto: anche online ve ne sono diverse, alcune anche di buona qualità. Non ti restituiranno mai la sensazione di esserci stato, ma potrai farti un’idea. Non ho capito una cosa: dici che ricordi critiche quando fu eretto il Jolly (1954) e poi “dai per buona” la mia descrizione? C’eri quando venne criticato o hai letto da qualche parte che qualcuno ne criticò la costruzione?

    Il punto non è “togliere la vista della costiera”: è che si è scelto di posizionare “un macigno” sulla possibilità di guardare in profondità, che è stata da sempre una caratteristica del lungomare, anche dopo la costruzione del porto e anche con tutta la roba “alla rinfusa” di cui parli.

    “Precluso” non è stato precluso niente: la gente andava e veniva senza problemi pure prima del Crescent, mica c’era il coprifuoco. Io stesso, mio fratello, i miei cugini siamo cresciuti alle giostrine (una pista di macchine che andavano a gettone), che venivano frequentate da tante famiglie salernitane.

    Tralasciando la tua visione artistica del Crescent, sulla quale come detto non concordo, ti rispondo sulla Cittadella Giudiziaria: prova a mettere la Cittadella Giudiziaria dove si trova il Crescent. Avresti avuto le stesse proteste. Invece, questa è stata posizionata in un quartiere popolare, in un’area vicino al dopolavoro ferroviario, senza contatti diretti col mare. Quell’area, lo dico con rispetto per chi ci abita, difficilmente la invii in una cartolina o la posti su Facebook o Instagram come esempio di bellezza locale, dico bene?

    Non credo che la costruzione della scuola Barra abbia infastidito qualcuno (era di fronte alla villa comunale, non toglieva nessuna vista). Però i salernitani rifiutarono il piano regolatore di Calza Bini, un luminare dell’architettura che pensò che si sarebbe dovuta abbattere tutta Salerno vecchia. Pensa te. 😀

  • E’ sorprendente, ma niente affatto controproducente, come si sia esteso ad altri temi il nostro iniziale scambio di opinioni durante questa conversazione a distanza.
    “Il mostro”, “il macigno” e “chi più ne ha più ne metta” aveva polarizzato l’attenzione dei favorevoli e dei contrari, ognuno con le sue ragioni per sostenere le proprie convinzioni. Non poteva essere accettabile però l’affermazione di quanti gli attribuivano un epiteto solo dispregiativo senza che una tale sintesi non scaturisse da una dettagliata analisi a monte.
    C’era la singolare constatazione che l’elemento ritenuto più significativo per stilare giudizi era il fatto che il Crescent avesse coperto parzialmente la visuale del mare e della costiera, quasi fosse l’unico edificio a Salerno ad averne l’esclusiva. Tuttavia, in vari giudizi emessi nelle sedi a ciò deputate erano state respinte le varie eccezioni sollevate, in merito proprio ai requisiti paesaggistici e a quelli tecnici, antisismici, ecc. della costruzione.
    Mi immagino ora, abbattuto il Jolly, cosa si sarebbe visto ancora in quella zona: sterpaglie lungo il tratto scoperto del Fusandola, una spiaggia allo stato brado, aree adibite a depositi di materiali, anonimi palazzi quasi in primo piano tipo quello dall’indefinito color simil ocra, una lunga distesa di gru e container sullo sfondo. Veramente un bel caleidoscopio a coronamento della passeggiata principe della città!!
    In diverse occasioni poi e a scadenze ripetute si tirava in ballo anche il torrente Fusandola (davvero è tale, pur essendo perennemente a secco?), ricordando la sua rovinosa esondazione del 1954. Si dimentica però che essa fu provocata dalla abbondanza dei detriti a monte, da anni non rimossi, che impedirono il regolare scorrimento a valle delle acque ingrossate da piogge eccezionali.
    Non ho adesso notizia dell’avvenuta manutenzione della parte alta dell’alveo del torrente, necessaria per scongiurare il ripetersi di situazioni similari, comunque non ascrivibili alla configurazione del letto in prossimità della foce. Mi auguro che chi di dovere abbia provveduto.
    Non ho necessità di ricorrere a fotografie d’epoca né a internet per rendermi conto di cosa fosse il fronte a mare della città negli anni cinquanta. Con regolarità percorrevo il lungomare che era tutto un fervore di attività per i lavori di riempimento a mare, volti ad allargare gli spazi e creare aiuole alberate e nuovi luoghi di passeggio. Mi spingevo quindi fino all’estremità occidentale, dove assistevo al progredire di altri lavori, quelli del Jolly, e ascoltavo soprattutto i commenti perplessi di quanti dubitavano della idoneità di collocazione di quel complesso alberghiero ritenuta non proprio la più idonea ad ospitare turisti e vacanzieri, data la situazione al contorno, difficile da definire se non con espressioni censurabili.
    Poi si faceva notare anche che esso interrompeva la continuità di veduta verso il paesaggio retrostante, ma ciò non veniva ritenuto un handicap determinante.

    Forse mi sono dilungato un po’ troppo e passo ad esprimere brevemente la mia opinione sulla nuova Cittadella Giudiziaria. Sono tre parallelepipedi variamente colorati che si ergono imponenti in un’area un tempo periferia e ora intensamente abitata.
    A me piacciono così come sono. Non comprendo perché, pur avendo una mole notevole, la loro edificazione non abbia creato “moti insurrezionali” . Forse solo perché sono circondati da palazzine di non particolare rilevanza e quindi tali da non creare disturbi al nuovo arrivato?
    Oppure, se la funzione di certi insediamenti è anche quella di nobilitare ciò che li circonda, perché la Cittadella SI e il Crescent NO

    Potenza della relatività!!

  • E’ sorprendente, ma niente affatto controproducente, come si sia esteso ad altri temi il nostro iniziale scambio di opinioni durante questa conversazione a distanza.
    “Il mostro”, “il macigno” e “chi più ne ha più ne metta” aveva polarizzato l’attenzione dei favorevoli e dei contrari, ognuno con le sue ragioni per sostenere le proprie convinzioni. Non poteva essere accettabile però l’affermazione di quanti gli attribuivano un epiteto solo dispregiativo senza che una tale sintesi non scaturisse da una dettagliata analisi a monte.
    C’era la singolare constatazione che l’elemento ritenuto più significativo per stilare giudizi era il fatto che il Crescent avesse coperto parzialmente la visuale del mare e della costiera, quasi fosse l’unico edificio a Salerno ad averne l’esclusiva. Tuttavia, in vari giudizi emessi nelle sedi a ciò deputate erano state respinte le varie eccezioni sollevate, in merito proprio ai requisiti paesaggistici e a quelli tecnici, antisismici, ecc. della costruzione.
    Mi immagino ora, abbattuto il Jolly, cosa si sarebbe visto ancora in quella zona: sterpaglie lungo il tratto scoperto del Fusandola, una spiaggia allo stato brado, aree adibite a depositi di materiali, anonimi palazzi quasi in primo piano tipo quello dall’indefinito color simil ocra, una lunga distesa di gru e container sullo sfondo.
    Veramente un bel caleidoscopio a coronamento della passeggiata principe della città!!
    In diverse occasioni poi e a scadenze ripetute si tirava in ballo anche il torrente Fusandola (davvero è tale, pur essendo perennemente a secco?), ricordando la sua rovinosa esondazione del 1954. Si dimentica però che essa fu provocata dalla abbondanza dei detriti a monte, da anni non rimossi, che impedirono il regolare scorrimento a valle delle acque ingrossate da piogge eccezionali.
    Non ho adesso notizia dell’avvenuta manutenzione della parte alta dell’alveo del torrente, necessaria per scongiurare il ripetersi di situazioni similari, comunque non ascrivibili alla configurazione del letto in prossimità della foce. Mi auguro che chi di dovere abbia provveduto.
    Non ho necessità di ricorrere a fotografie d’epoca né a internet per rendermi conto di cosa fosse il fronte a mare della città negli anni cinquanta. Con regolarità percorrevo il lungomare che era tutto un fervore di attività per i lavori di riempimento a mare, volti ad allargare gli spazi e creare aiuole alberate e nuovi luoghi di passeggio. Mi spingevo quindi fino all’estremità occidentale, dove assistevo al progredire di altri lavori, quelli del Jolly, e ascoltavo soprattutto i commenti perplessi di quanti dubitavano della idoneità di collocazione di quel complesso alberghiero ritenuta non proprio la più idonea ad ospitare turisti e vacanzieri, data la situazione al contorno, difficile da definire se non con espressioni censurabili.
    Poi si faceva notare anche che esso interrompeva la continuità di veduta verso il paesaggio retrostante, ma ciò non veniva ritenuto un handicap determinante.

    Forse mi sono dilungato un po’ troppo e passo ad esprimere brevemente la mia opinione sulla nuova Cittadella Giudiziaria. Sono tre parallelepipedi variamente colorati che si ergono imponenti in un’area un tempo periferia e ora intensamente abitata.
    A me piacciono così come sono. Non comprendo perché, pur avendo una mole notevole, la loro edificazione non abbia creato “moti insurrezionali” . Forse solo perché sono circondati da palazzine di non particolare rilevanza e quindi tali da non creare disturbi al nuovo arrivato?
    Oppure, se la funzione di certi insediamenti è anche quella di nobilitare ciò che li circonda, perché la Cittadella SI e il Crescent NO

    Potenza della relatività!!

  • Mi rendo conto che tu apprezzi questo manufatto per ragioni tue che non intendo né discutere, né approfondire, ma:

    1. il Crescent viene inserito in un punto che fa parte del salotto della città;
    2. la Cittadella Giudiziaria è posizionata in una zona meno nobile della città, senza offesa per i residenti (io sono del Carmine, non di Posillipo);

    La cittadella giudiziaria *forse* nobilita una zona fatta di edilizia popolare, caseggiati di vario tipo, un fiume, un ponte, trinceroni, cavalcavia, ecc. Nel suo contesto *forse* migliora la zona.

    Il crescent -per le persone a cui non piace- non nobilita alcunché, è un enorme manufatto piazzato di traverso nel salotto della città, ai margini di una zona portuale, che comunque resta inalterata. Capisco perfettamente che si voglia rappresentare quest’area come una specie di Bronx finalmente “liberato” ma parliamo di un punto in cui si trovano concentrati a poca distanza lungomare, porto, scuole, uffici pubblici vari, questura, comune, villa comunale e teatro, mica di una bidonville brasiliana.

    Ora, se tu credi che il manufatto in questione migliori la situazione, non ci sono problemi, è la tua opinione che io rispetto in quanto tale. Ma non per tutti è così, e direi che non si pone alcun problema, dal momento che l’opera è comunque stata già realizzata.

    (non mi addentro nella discussione a riguardo del Fusandola, la stabilità dell’opera ecc.ecc. perché non ho le competenze tecniche per farlo)

  • Nella descrizione fatta in base a come sembra essere il Crescent si ha l’impressione che esso sia nato dalla mano (con tutto il rispetto per la categoria) di un anonimo geometra. L’artefice invece, come noto, è un certo Bofil, architetto di fama internazionale, il quale nel progettarlo ha anche tenuto conto della configurazione stilistica del Palazzo Comunale. Non si può sostenere che, quanto ad aspetto esteriore, possa sfigurare in confronto con uffici pubblici, un edificio scolastico, il teatro comunale, la questura, il municipio, la villa comunale, ecc. Il porto commerciale lo copre in parte (e non è male) lasciando però libera la prospettiva verso la Nuova Stazione Marittima.
    Sono ragioni oggettive quelle che mi portano a sostenere la tesi di chi apprezza quest’opera di notevole valore architettonico e ingegneristico.
    (Fra parentesi, non ho niente a che fare con Napoli, grande città che conosco solo di passaggio).
    Non mi sembra peraltro che si sia inserita una “catapecchia” di traverso nel cosiddetto cosiddetto salotto buono della città.
    Potrei sbagliarmi, ma non credo: quando apriranno negozi ed altri esercizi commerciali sotto il porticato del Crescent, affacciati su una piazza di ampia veduta fronteggiante il mare, si aprirà una interessante competizione fra quale sito dovrà fregiarsi del titolo di salotto della città.
    Basta già ora porre l’attenzione su quali sono i portici che possono competere con quelli del Crescent, di recente aperti ai visitatori a cui ha suscitato ammirazione oltre che curiosità. Forse quelli del Palazzo Natella? o forse quelli sul Corso Vittorio Emanuele verso la Ferrovia? Non ne conosco altri a meno che non vogliamo definire portici le due gallerie del centro.
    Ho apprezzato la costruzione della Cittadella Giudiziaria, anche essa opera di un famoso architetto di fama internazionale. Niente da dire circa il suo inserimento in un contesto meno nobile della città, che sicuramente ne esce valorizzato, anche se – purtroppo – soffrirà per incrementi e ingorghi di traffico dovuti a un maggior numero di arrivi in zona.
    Tuttavia, io non posso ignorare che l’area di insediamento del Crescent era ancora più degradata e per giunta a diretto contatto col tratto terminale del lungomare, su cui faceva ricadere la sua negatività. La presenza di questo nuovo edificio, checché se ne dica, e pur con la sua notevole mole, l’ha nobilitata al pari – se non di più – di quanto abbia fatto la Cittadella per via Dalmazia, Lungoirno e dintorni.

  • Non sono d’accordo praticamente su niente di quello che dici, ma non vedo alcun problema: l’opera è anche pronta, dunque goditela in tutto il suo splendore. Un saluto! 🙂

  • Quando vengono a mancare validi argomenti è giusto fare dichiarazioni di generico dissenso.

  • Onestamente, credevo che la discussione si fosse del tutto esaurita: ognuno ha le proprie convinzioni e risulta abbastanza evidente che siamo su posizioni non conciliabili. Siccome non è mai stata mia intenzione quella di offendere chicchessia (architetti, gestori di negozi, operatori del turismo, costruttori, amministrazione locale, pagine FB, ecc.ecc.) o comunque di far prevalere la mia visione delle cose, ho ritenuto opportuno non proseguire per un fatto di pura civiltà. Ribadisco anche un concetto già espresso in precedenza: cosa vuoi che importi cosa ne penso io del Crescent? Se a poco o nulla sono servite le contestazioni organizzate prima della sua costruzione, cosa vuoi che possa importare l’opinione espressa a titolo personale da parte di un singolo qualsiasi a costruzione avvenuta!

    A Napoli, per dire, a distanza di parecchi anni oramai dalla sua costruzione, molti cittadini ancora oggi mostrano notevoli perplessità riguardo al Centro Direzionale (e lo ha progettato Kenzo Tange): tuttavia, il Centro Direzionale è lì e svolge la sua funzione, anche al di là di quelle che possono essere le critiche alla sua estetica o alla sua collocazione nel contesto cittadino.

  • Ma io non ho mai messo in dubbio che qualsiasi persona, di qualsiasi estrazione sociale o dotata di un qualsiasi bagaglio culturale, non potesse esprimere le sue sentenze assolutorie o accusatorio nei confronti dell’opera su cui da giorni stiamo esponendo le nostre libere, spontanee e per nulla condizionate opinioni.
    Il dissenso manifestato in passato da determinati opinionisti anche in sede giudiziaria, non hanno sortito alcun effetto se non creare un inutile stop all’avanzamento dei lavori. È servito a ben poco se non a creare danni economici e inattività per un nutrito numero di lavoratori.
    Si dovrebbe essere compiaciuti per il fatto che un’pera di un cero rilievo e impegno sia arrivato a conclusione, diversamente di quanto avvenuto o avviene in altri casi. Per rimanere in zona, basta riferirsi alla piazza antistante i cui lavori erano iniziati addirittura prima e, pur giustificando lo stop dovuto ad un parziale cedimento, ancora tuttavia non sono prossimi al traguardo. Oppure spingersi verso i … buchi neri di Porta Ovest nei quali sembra una chimera riuscire almeno a vedere la luce di attraversamento.
    Posso convenire che queste considerazioni non hanno a che vedere con un giudizio estetico sul Crescent, affidato alla sensibilità dei singoli e sul quale nessuno ha il diritto di esercitare alcuna influenza.
    Come diceva il filosofo: il bello piace perchè piace e non perhé è utile.
    Forse veramente è il caso di non continuare a sottolineare certi punti delle nostre opinioni sol perché riteniamo impossibile che possa esserci una benché minima area di convergenza.
    Quello di cui non capisco il senso sarebbe attribuire a tale stop la caratteristica propria di un comportamento civile. Ritengo che l’inciviltà si denota quando il conversare o lo scambio di opinioni scatta in frasi irriguardosi i peggio ancora in violenza fisica o verbale.

  • Ma infatti, appunto dicevo: mi taccio non per mancanza di argomenti, ma perché la conversazione si è esaurita: tu hai detto la tua, io ho detto la mia, le posizioni non sono conciliabili, non ti voglio convincere di niente e viceversa, che ci resta? Fare virtualmente a botte? E per che cosa? 🙂 Un saluto!

  • Né virtualmente, né tantomeno fisicamente.
    Forse, mi azzardo a dire, c’è stato solo un reciproco arricchimento!

  • Come sono contento!
    Finalmente è venuto a galla un punto di concordanza su una mia affermazione.
    Nel caso specifico si conferma l’assunto che è più meritevole di considerazione chi comincia a modificare, sia pure in parte, le proprie convinzioni piuttosto che colui il quale rimane arroccato sulle proprie posizioni, negando ogni validità a quanto non corrispondente al proprio punto di vista.

  • Ma io non ho modificato le mie convinzioni né in parte, né in toto: mi sono arricchito perché ho ascoltato il punto di vista di una persona a cui il manufatto piace (non m’era mai capitato prima d’ora: i miei amici devono essere tutti yesman che mostrano di approvare quello che dico per farmi contento) 😀

  • sarà sicuramente una mia mancanza, ma tra tutti questi anonimi non ci ho capito niente .. magari mettere un nome diverso aiuta la lettura, non credete? è abbastanza difficile capire chi dice cosa e a chi risponde..

  • Ugo può benissimo capire cosa gli “anonimi” hanno scritto, basta che rilegga i testi. Essi sarebbero i medesimi anche se firmati in chiaro (almeno i miei). È il contenuto che conta, non l’autore.
    Quanto a Calenda, non intendevo dire che aveva modificato le sue convinzioni, ma solo che il mio gioco di … azzardo aveva prodotto un sia pur limitato risultato di concordanza fra noi due. Almeno questo era stata la mia interpretazione.
    Che se poi non fosse tale, non sarebbe per me un grosso problema, anzi mi metterebbe al sicuro dal far parte, limitatamente a una piccola componente, della schiera di yesmen, di cui è sempre igienico fare a meno.
    Peraltro, troverei un secondo punto – e non vedo gli estremi per una smentita – che ci vede sullo stesso piano e cioè il tema dell’arricchimento comunque conseguito per aver ascoltato il punto di vista di uno a cui il manufatto piace. Anche io ho amici e conoscenti di questo stesso parere, ma non è minimamente il caso di contrapporre due squadre di fan per stabilire cosa è meglio.
    C’è gente a cui anche il Colosseo non piace!!
    (lungi da me però dal paragonare il Crescent all’Anfiteatro romano).

  • 16:11, forse non sono stato abbastanza chiaro, non me ne importa nulla del nome e cognome! .. bastarebbe usare qualunque altro identificativo che non sia anonimo1-2-3, x anonimo, etc.. Tra l’altro ho scritto ben chiaro “UN nome diverso” e NON “nome e cognome” …

  • Polemizzare su nome, cognome o anonimo mi sembra inutile.
    Ripeto, quello che conta è il significato di di ciò che è scritto e si legge.

  • uh mamma, ma quale polemica, era solo un suggerimento tecnico per migliorare la leggibilità dei commenti e proprio per capire meglio “il significato di ciò che si legge”.. ma va bene così, chissenefrega, scrivete tutti “anonimo” come nome, siate felici e buona domenica.
    p.s. se avessi voluto entrare nel merito della questine lo avrei fatto ovviamente, non mi mancano gli argomenti.

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