Qualche riflessione sparsa sul risultato delle elezioni regionali

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L’importante successo conseguito dal Presidente De Luca nella competizione elettorale del 21 settembre impone una serie di riflessioni. Innanzi tutto, pare evidente che, in parte prevalente, il risultato sia dovuto alla capacità comunicativa del Presidente nel corso della pandemia, che ha dato l’impressione ai cittadini campani di una guida sicura ed attenta nella tutela della salute (fenomeno riscontrato anche in altre Regioni, come per il Veneto, la Liguria e la Puglia).

Dappoi, è emersa la grande capacità organizzativa del Presidente e dei suoi collaborati (innanzi tutto, il vice Presidente della Giunta, Bonavitacola, al quale mi lega un antico rapporto personale e di stima): ha saputo, cioè, predisporre la composizione delle liste a lui riferibili  in modo tale da assicurare l’ elezione dei candidati più vicini e fedeli, devitalizzando in qualche modo il consenso dello stesso Partito Democratico (ne resta un esempio la mancata elezione di Simone Valiante).

Inoltre, il Presidente ha ampliato, con sapienza e pazienza, il perimetro della sua coalizione,  superando l’angusto perimetro della sinistra fino ad assorbire una parte consistente di quel consenso che nelle precedenti elezioni si era orientato verso il centro destra.

Naturalmente, ciò comporterà una serie di problemi nella composizione della Giunta Regionale e nella conseguente attività di “governo”, profili che saranno risolti con la consueta capacità di “annessione” che il presidente ha già manifestato nel  corso del precedente mandato.

Infine, è indubbio che sia risultata determinante anche la gestione del potere nei cinque anni della precedente consiliatura e i risultati positivi, sia pure parziali, conseguiti. Insomma, il successo elettorale è frutto della combinazione tra capacità di affabulazione (o di “racconto”)   e di amministrazione, che ha sempre caratterizzato l’attività politica del Presidente.

Ne discende, però, che, come per Emiliano in Puglia, si configura un quadro  che si presenta in totale contrapposizione con quello nazionale, in dissonanza con le linee guida del PD, ormai stabilmente alleato con il movimento 5Stelle, con la conseguente difficile composizione di posizioni ontologicamente antitetiche.

Altro dato decisivo è stata la totale assenza di avversari: il movimento 5 stelle si è praticamente liquefatto, nonostante la presenza in Campania di importanti leader nazionali; il centro destra, già praticamente assente nel Consiglio Regionale per carenza di proposte ed iniziative, non ha saputo contrapporre un candidato e una linea di governo credibile, capaci di contrastare la predominante posizione di De Luca, così pervenendo ad un’assoluta marginalità elettorale e politica.

A questo punto, proprio il centro destra, che ormai ha assunto posizioni strette tra il populismo e il sovranismo,  smarrendo le originarie caratteristiche, deve sviluppare una autocritica seria.

Ad esempio, occorre riflettere  sull’occasione che si era presentata proprio a Salerno, con la conquista della Provincia nel 2009 a seguito della candidatura dell’on. Cirielli, che è stata colpevolmente dissipata dall’insufficiente classe dirigente dei partiti che allo stesso facevano riferimento, nonché dalle improvvide iniziative assunte, come la “giostra” negli assessorati, che ha impedito una stabile azione amministrativa.

In questi anni, la dirigenza del centro destra non ha saputo ascoltare le sollecitazioni provenienti da più parti: ad esempio, io stesso con tre articoli pubblicati su Salerno Notizie, avevo tentato di delineare, immaginando la necessità di ampliare il perimetro delle alleanze,  un programma di un centro destra inclusivo e moderno.

Evidentemente, l’implodere del “salvinismo” ad ogni costo, favorito dall’adesione acritica di “Fratelli d’Italia” a questo disegno, ha finito per rendere inutile ogni suggerimento proveniente da una parte della c.d. società civile (la cui rilevanza se non va sopravvalutata, va perlomeno tenuta in qualche considerazione). Si impone, pertanto, un radicale cambiamento della classe dirigente, ed una maggiore apertura all’ “esterno”, se il centro destra non vuole correre il rischio di una scomparsa nella Regione Campania.

Per ora, non si possono che fare gli auguri al Presidente De Luca.

Giuseppe Fauceglia

1 Commento

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  • L’analisi dl Prof. Fauceglia è puntuale, precisa, completa, ma ahimè si basa, purtroppo, come sempre su presupposti errati. Vediamo il perchè: 1) In Puglia ha vinto Emiliano uomo di centro sinistra, con liste di centro sinistra, e con un programma di centro sinistra. In Campania ha vinto un listone, di ben 17 partiti, con pezzi della vecchia dc che hanno peso elettorale in provincia di Avellino,Caserta e Benevento, ed in alcune zone del napoletano, più residui di sinistra ed ambientalisti. Insomma una lista fatta di persone con diverse ideologie e con programmi, se nel caso ce ne fosse uno, diversi. Una lista civica, come molti analisti politici hanno detto. 2) Il consenso di de Luca non nasce dal decisionismo tanto politico, ma mediatico. Risultato la Sanità campana, pur avendo superato la fase di commissariamento, sta peggio di prima, eliminazione posti letto, riduzione delle fasce di esenzione dei ticket, ASL che dovrebbero essere commissariate, indagini giudiziarie sui Covid Center, strutture ospedaliere i cui lavori sono stati conclusi, ma mai aperti e così via. La gestione dei rifiuti sta peggio, non è stato aperto un solo nuovo impianto di compostaggio o riciclaggio dei rifiuti, le ecoballe sono, in parte, ancora in Campania, l’indagine di FUN PAGE, di due anni fa, da il quadro preciso di che cosa è la gestione in Campania. Manca , inoltre, una cultura, inesistente in Italia, ma più diffusa al nord Europa che è quella dei poli ecologici : AREE INDUSTRIALIZZATE GESTITE DA CONSORZI INTERCOMUNALI DOVE VENGONO GESTITI TUTTI I TIPI DI RICICLAGGIO CARTA,PLASTICA,VETRO,UMIDO E COSI VIA. Assicurando economia e garantendo ricchezza e sviluppo occupazionale. 3) Ultimamente De Luca ha chiesto più fondi per la Sanita, con destinazione di una parte del recovery fund su questo importante settore della vita sociale. Si dimentica, ma credo che lo sappia, che la regione Campania, è una delle ultime regioni come capacità di spesa dei fondi europei, dati aggiornati a maggio, si parla di un residuo di somme non utilizzate per la nostra regione pari ad euro 3600 milioni di euro. PAZZESCO. Perchè la politica preme per nuovi fondi, perchè i fondi europei non utilizzati sono vincolati alla realizzazione di opere(ospedali,aeroporti,nuove strade,start up per nuove professioni e cosi’ via) La politica di oggi, in tutta italia, vuole, invece, contributi a fondo perduto, che servono in parte ad accontentare quei ceti che ti hanno consentito di ottenere il successo elettorale. E’ questo il vero nodo da scegliere l’europa ti spinge a spendere per migliorare il tuo patrimonio a livello infrastrutturale, ed alla creazione di nuovi posti di lavoro e parte dei partiti che spingono al contrario. E’ UNA VECCHIA STORIA 40 ANNI FA IL TERREMOTO IN IRPINIA ED IN PROVINCIA DI SALERNO FU UNA OCCASIONE PIU’ UNICA CHE RARA CHE COSTO’ , AHIME’, ALLA COLLETTIVITA UNA CIFRA ENORME. CI FU UNO SCANDALO FU ISTITUITA UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA POI IL NULLA A PARTE QUALCHE CONDANNA PER QUALCHE SINDACO DEL CRATERE. E’ questo il consenso che la vecchia politica aveva e bisogna impedire che la nuova se ne impossessi.

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