Covid, variante indiana in Inghilterra: ricoverati in ospedale anche i già vaccinati

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Ormai la chiamano variante indiana bis e, oltre manica, sta diventando la minaccia più seria verso il ritorno alla normalità. Già perché la nuova mutazione del coronavirus che ha fatto risalire l’indice Rt sopra l’1 – in Inghlilterra non capitava da gennaio – può resistere alla vaccinazione. Lo dimostrano i dati pubblicati nel report settimanale dal Public Health England, l’agenzia operativa sotto l’egida del ministero della salute britannico che monitora l’andamento del contagio attraverso puntuali rilevazioni tra la popolazione sintomatica, guarita e ospedaliazzata. Ebbene, al 25 maggio sono stati accertati 5.599 casi di variante indiana bis (B.1.617.1) di questi 936 hanno già ricevuto la prima dose di vaccinazione e 117 addirittura 2 dosi.

Una delle maggiore preoccupazioni riguarda il dato degli ospedalizzati per gli effetti della variante indiana bis che ha già causato 201 ricoveri: tra questi, 45 erano già stati vaccinati da 21 giorni con una dosa e 5 con doppia dose. E’ per questo motivo che nel Regno Unito, il primo paese in Europa ad aver immunizzato la stragrande maggioranza della popolazione, l’attenzione è altissima, pur senza cadere in allarmismi inutili. Di certo, la riapertura generalizzata di quasi tutte le attività potrebbe è stata salutata come una conquista senza ritorno ma non è escluso che una recrudescenza ulteriore dell’epidemia possa portare a nuove misure. Del resto, in una sola settimana i contagi sono raddoppiati e questo potrebbe rallentare l’ultimo miglio della road map delle riaperture deciso da tempo dal governo di Boris Johnson.

In Gran Bretagna, tuttavia, offrono anche un’altra lettura, potremmo dire opposta, della situazione: la variante indiana che diventata dominante con oltre il 50% dei casi, superando quella autoctona inglese, è sì il pericolo numero uno ma la campagna vaccinale ne sta di gran lunga limitando gli effetti, con dati sui nuovi contagi che restano comunque molto bassi se paragonati con quelli di altri paesi del continente. Non è un caso se il governo locale della Scozia, la nazione del Regno con il più elevato indice Rt al momento, abbia evidenziato come l’allerta sulla “variante indianà resti soggetta alla massima attenzione, ma ha aggiunto che l’efficacia dei vaccini sembra permettere di affrontarla in modo diverso rispetto alle restrizioni dei mesi passati”. E ha preannunciato l’abbassamento dal livello di allarme 3 al livello 2 per l’area urbana di Glasgow, nei giorni scorsi fonte delle preoccupazioni maggiori. Dal canto suo, il governo centrale britannico di Boris Johnson ha ribadito, per bocca del ministro delle Attività Produttive, Kwasi Kwarteng, che ad oggi i dati non giustificano ipotesi di rinvio della scadenza del 21 giugno fissata per la fine delle ultime restrizioni del lockdown in Inghilterra.

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